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Madonna che comunicazione!

In questo post non leggerai dell’evoluzione musicale dell’unica (o ultima) diva della musica pop mondiale, né di come si sia spatafasciata a terra alla cerimonia dei Grammy, né delle critiche del giorno dopo Fazio. No, voglio solo analizzare i linguaggi che possiamo mettere in atto quando decidiamo di comunicare e ho pensato di farlo attraverso un personaggio pubblico come Madonna.

Perché?
Perché la sua partecipazione a Che tempo che fa è stata enfatizzata e sponsorizzata come l’evento dell’anno, perciò, da buona onnivora televisiva, mi sono piazzata davanti al televisore e ci sono rimasta per un’ora.madonna che comunicazione - che tempo che fa | scrivopositivo

Perché?
(Cos’è, il gioco del perché?) Perché non avrà le doti vocali di Maria Callas o Celine Dion ma Madonna resta un’abile comunicatrice, capace di catalizzare l’attenzione nonostante l’età, la concorrenza e i tratti del viso leggermente gonfiati alterati.

Non domandarmi di nuovo perché, faccio da sola.

Opinione pubblica

L’intervista di Fabio Fazio a Madonna è stata preceduta da un’introduzione al personaggio che il conduttore ha fatto in collaborazione con il direttore di TV Sorrisi e Canzoni.
Questo ne ha elogiato la capacità di guardare avanti, intercettando le tendenze musicali future e proponendole con largo anticipo rispetto al resto del panorama musicale e ai nostri stessi gusti; in pratica Madonna ci fa ascoltare oggi ciò che ci piacerà domani.
Nell’intervista la cantante conferma questo dato, affermando di chiedere spesso opinioni ai suoi figli (ancora adolescenti) sulla sua musica e di tenerle molto in considerazione. “Hanno gusto”, conclude.
E chissà da chi l’avranno ripreso.

Linguaggio del corpo

Dopo la prima esibizione live (molto intonata, per inciso), va in onda l’intervista registrata e da qui parte un altro show.
Madonna si siede sul bracciolo della poltrona, sistemandosi in una posa che a giudicare dalla gamba che usciva maliziosamente dal vestito sembrava tutt’altro che comoda, eppure non si smuoverà più fino alla fine. Sembra quasi demarcare quel confine sottile tra femminilità e trasgressione che ricorre in tutto l’album (lo stesso titolo, Rebel Heart, è a detta di Madonna una sintesi della sua dualità: da un lato la ricerca del vero amore e dall’altro la libertà di essere fuori dalle righe, cioè se stessa).

Fabio Fazio sottolinea il fatto che nessuno fino ad allora si era mai seduto in quel modo ma lei non sembra nemmeno ascoltarlo; resta lì dov’è, rompendo quel gioco di altezze per cui il conduttore sembra sedere dietro a una cattedra e gli ospiti sprofondare in una scomoda e rumorosa poltrona in pelle da studio medico. Quando le rivolge delle domande, lei lo guarda dritto negli occhi con un’espressione più da Monnalisa che da Madonna; la cattedra si trasforma dapprima in fortino, dietro al quale Fazio nasconde la sua tensione, poi in balcone da Romeo e Giulietta quando si sfila la cravatta e infine, visto il brindisi col vino rosso, in baNcone, ma un bancone degno di un caffè letterario, dove i due parlano di Frida Kahlo e Tamara de Lempicka.

Parole

Le sue risposte sono misurate, ogni parola è minuziosamente pensata, scandita, controllata. Avranno giocato il loro ruolo la voce della traduttrice ed i bicchieri di vino, ma c’è molto altro.

Più di una volta torna sui concetti che sente di non aver espresso bene per completarli ed ottenere il massimo effetto; un esempio eclatante è il passaggio nel quale parla del differente grado di libertà che la società concede all’uomo e alla donna.
“Non mi sono mai sentita libera come un uomo”. Poi ci ripensa e aggiunge: “Come un uomo eterosessuale (in inglese “straight”).
Basta quella parola per scatenare l’ovazione più potente dell’intera serata, con il pubblico che si spella le mani e batte forte i piedi; ci manca poco che lo studio venga giù.
Non ha detto niente, ha solo lasciato intendere la critica che voleva muovere al modello omofobo di cui anche l’Italia (questa sembra essere la sua percezione) è portavoce; si gira verso il pubblico e sorride.
E sotto i baffi gongola da pazzi.

Ogni tanto infila qua e là micro-risposte in italiano, vuoi per ribadire le sue origini vuoi per accattivarsi la platea: “sì”, “ragazza”, “mia colpa” (riferendosi al mea culpa della fustigazione); inutile dire che il pubblico va in visibilio, ormai può permettersi di dire ciò che vuole.
Infatti, quando viene interrogata su tematiche scivolose come la strage nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi, è spiazzante. Lei, la paladina della libertà e della trasgressione, si limita a dire che diamo la libertà per scontata e ci soffermiamo troppo poco a pensare al modo altrui di vedere le cose. Che non è poi troppo distante da quello che ha detto Papa Francesco (pugno a parte), ma in questo caso raccoglie soltanto applausi e non parodie (almeno finora).

Ancora più inaspettata la sua affermazione sulle droghe. La prima canzone che esegue parla appunto della dipendenza da sostanze; quando Fazio le chiede se sia una canzone contro le drohe lei corregge l’affermazione: in qualche modo le droghe ti fanno sentire meglio, ma è soltanto un inganno e gli inganni non rendono liberi.
Non si proclama né contraria né a favore, analizza soltanto la questione; sa di parlare ad un pubblico giovane che non è estraneo a questi problemi e sa di non essere mai stata nella sua carriera ultra-trentennale l’icona di una retta condotta.
È ineccepibile.

Look

Madonna indossa un lungo cappotto nero ricamato con una sorta di strascico. La prima cosa che mi torna in mente è la sua esibizione in Italia: il Festival di Sanremo di quindici anni fa, dove aveva cantato Frozen, brano per il quale aveva dato vita ad una delle sue tante metamorfosi proprio verso uno stile dark, quasi esoterico (capelli compresi).

La rouche che le incornicia il collo richiama quasi un abito regale, la mise giusta per la Regina del pop (questo il suo soprannome).
La sua figura snella, avvolta in quel tessuto è più imponente, più grande; i suoi movimenti sono minimi, striscianti. Non avrà sentito caldo? Cosa c’era sotto il cappotto? La lunga gamba scoperta ci fa immaginare uno dei suoi tanti corpetti ma visto il capitombolo di pochi giorni prima, l’altra gamba potrebbe anche essere ingessata
Non lo scopriremo mai; in ciò che rimane nascosto e sommerso c’è ancora più fascino di ciò che è sotto ai nostri occhi.

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