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Everyday Robots – un titolo giusto può portarti lontano

Lui è il cantante di una famosa rock band inglese degli anni ’90, lei non è umana. Si sono conosciuti al Museo Nazionale delle Scienze Emergenti di Tokyo, in Giappone. Il motivo del loro incontro?

È tutto racchiuso in un titolo.

La canzone Everyday Robots, contenuta nell’omonimo album che lui ha pubblicato lo scorso aprile, è ambientata in un mondo fantascientifico (ma non troppo) in cui “le persone non usano più le mani”.

In questo lavoro Damon Albarn (quello dei Blur e più tardi dei Gorillaz) lascia emergere la sua grande sensibilità ai cambiamenti della società con particolare attenzione all’impatto della tecnologia nella vita di tutti i giorni.

(Vuoi ascoltarla? Ti consiglio di guardare anche il video.)

“La tecnologia e la malinconia insieme sono molto potenti”, afferma nell’intervista, e l’atmosfera che si crea durante la sua esibizione sembra confermarlo. Tra il pubblico c’è lei, Otonaroid, un androide che assomiglia in modo impressionante ad una ragazza orientale qualsiasi, di quelle che Damon avrà certamente visto per strada durante i giorni in Giappone.

scegliere un titolo - scrivopositivo
fonte: tumblr.com

Non parla, non canta la canzone che pure la riguarda da vicino, muove solo la testa e sbatte le palpebre con lenta eleganza. A fine canzone lui la guarda, bisbiglia al microfono “Ho notato che c’è qualcuno leggermente differente nell’angolo” e riprende a suonare, quasi volesse dedicarle quel pezzo; lei muove le labbra, forse vorrebbe dirgli qualcosa o trasmettere le sue emozioni. Scommetto che ci arriverà tra qualche tempo.

“Lo trovo terrificante e affascinante, che è esattamente come mi sento nei confronti dalla tecnologia; scriverò una canzone sull’aver cantato davanti a un androide. Ogni esperienza genera quella successiva.”

In questo caso la scrittura ha portato Damon ad essere coinvolto in un evento davvero unico. “Non è una cosa che ti chiedono tutti i giorni!”
Chissà se si immaginava niente di simile quando ha scelto il titolo della canzone e dell’album.

Tutta l’esperienza è raccontata (in inglese) qui.

Secondo te l’invito del museo è solo un pretesto promozionale oppure è mosso dal desiderio di avvicinare la scienza alle persone attraverso un linguaggio “caldo”?

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