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Scrivofestivo – Lettera aperta a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,

Ti scrivo dopo 24 anni di silenzio stampa in cui mi sono accontentata di qualsiasi regalo, troppe poche volte di forma rettangolare, con copertina e pagine fitte di lettere e molto più spesso sbagliato per modello, colore e taglia, come se non si sapesse che ho la fisicità di un Mini Pony.

Se sono stata una buona copywriter non lo so, posso però assicurarti che sono stata una copywriter buona: ho risposto educatamente ad ogni mail, ho stilato preventivi anche quando sapevo che non sarebbero stati presi in considerazione, non ho mandato a quel paese nessuno quando mi hanno chiesto di realizzare un logo “dato che fai la grafica” o come registrare opere perché “ti occupi dei diritti d’autore”; non ho nemmeno brandito un’ascia quando, per strapparmi uno sconticino, hanno provato a mettere in discussione la qualità del mio lavoro.

Non ho gonfiato i prezzi, ho ragionato prima di sbottare alla minima questione di principio che mi si parava davanti (a volte, pensa, non sono nemmeno sbottata!). Ho condiviso post utili a solleticare la creatività altrui e tenuto in ordine le fatture; ho fatto anche la pec, anche se non ho ancora capito bene a che cosa serve. Ho comprato dei libri (pochi ma buoni) per aggiornarmi da casa, evitando trasferte troppo dispendiose per il primo anno da partita iva nei minimi (di nome e di fatto).

Sto anche smettendo di scrivere hashtag alla ozzac (#allaozzac mi dispiace, sarà per il prossimo utente di Twitter) e incazzarmi con i colleghi di categoria mestruati – non necessariamente donne – per le loro sparate. Dopotutto siamo solo dei poveri diavoli in attesa dell’assoluzione dai nostri peccati, primo tra tutti la superbia grammaticale.

Ti chiedo quanto segue, tu vedi cosa puoi fare. Vorrei:

  • Una traduzione in italiano, chiara e concisa, del termine copywriter: Ogni volta devo fare una supercazzola tipo mi-occupo-della-parte-testuale-degli-annunci-pubblicitari-faccio-i-testi-dei-siti-i-payoff-cioè-quella-frasetta-sotto-al-logo-cose-così che poi il mio interlocutore finisce per guardarmi con l’occhio bovino.

Oppure

  • Un tutorial per pronunciare ‘sta W di -writer con nonchalance, senza sembrare degli scemi. Vraiter. Uh-raiter. Raiter Boh. Già è difficile che uno sappia che esisti, se poi non sa pronunciarti e/o scriverti sulla search di Google è finita, ci tagliamo le gambe da soli con questo nome che dice tutto e niente (anzi, dice niente e basta).

Poi:

  • Un ripasso mentale durante la fase REM, veloce ed efficace, delle esperienze di impaginazione accumulate nella mia precedente vita da stagista tuttofare, ché voglio rimettere mano al portfolio. Chi lo vede deve pronunciare solo tre lettere: WOW!
    (Mi raccomando eh, non SOS. Sono sempre tre ma il discorso cambia.)
  • Un gigabyte di RAM aggiuntiva nel cervello con idee surgelate pronte in 5 minuti, che sono più o meno i tempi per stare entro le consegne urgenti (che poi, se sono tutte urgenti, dove starà l’urgenza? Sarà che non ti organizzi?).
  • In ordine sparso: una valanga di sinonimi, uno scivolo per le parole che mi stanno sulla punta della lingua e faticano a buttarsi, la ristampa del vocabolario di base* di De Mauro che se lo risento nominare come tomo indispensabile per poi scoprire che è ancora non disponibile mi parte l’embolo.
  • Un guizzo, una scintilla o anche un timido cono di luce che mi ricordi nelle ore buie che ho scelto questo lavoro perché mi piace. Nell’immaginario comune il creativo è una specie di Arlecchino, con un lavoro che tutti i giorni è Carnevale e idee colorate che gli escono dalle tasche mentre a volte la percezione reale è più vicina a un pagliaccio sospirante al chiaro di luna, con punte di melodramma al pari di Pierrot, ci manca solo la lacrimuccia d’inchiostro sulla guancia (un cretino, praticamente, vedi la mia campagna cazzona 2013).

Se poi sei proprio in vena di buone azioni, dammi:

  • L’1% del talento di Ale Giorgini, Malika Favre, Noma Bar e tutti gli altri illustratori spettacolari che ho scoperto quest’anno per riuscire ad illustrare con le parole e toccare lo stesso livello di sintesi, di completezza, di pienezza… Magari dammeli tutti insieme, questi 1%, così divento un drago e mi arricchisco anch’io (come loro hanno economicamente depauperato me con lo shopping online).
  • Occasioni lavorative in cui coinvolgere tutte le Persone Professioniste che stimo profondamente ma con le quali non ho ancora avuto il piacere di lavorare.

    Sì, va bene, questa saltala, mi faccio venire in mente qualcosa anche senza il tuo aiuto.
  • Il coraggio – oltre al più familiare attacco di panico – di stilare un piano marketing per il 2015 e la costanza di cui non disponevo quest’anno per metterlo in pratica.
  • La dose necessaria di faccia da culo per propormi ad agenzie e aziende, smucchiare la scatola dei biglietti da visita, andare a conoscere dal vivo i miei contatti digitali ai convegni…
    (No, dimentica dose necessaria, scrivi: da cavallo. Per una asocial inside essere social non è una passeggiata, è il Palio di Siena. E non in veste di fantino.)
  • Last but not least, Il seguito di The Lady da vedere nelle pause di lavoro – ché anche un po’ di riposo ci vuole – per vedere materializzarsi aperture spaziotemporali che manco gli wormhole di Donnie Darko.
    (Ultimo ultimissimo, ci ho pensato mentre scrivevo last but not least: un Superliquidator per lavare la faccia a chi scrive IMHO con tanto di In My Humble Opinion tra parentesi al posto di un forse banale ma inequivocabile secondo me. Senza che me ne porti uno nuovo, ce l’avevo da piccola, prova a guardare in soffitta.)

Spero che mi porterai quanto ti ho chiesto, almeno in parte, perché sono tutte cose astratte e in questo Natale bigio in cui il contante manca mi auguro che almeno tu non faccia mancare quel che conta.

Il largo anticipo di questa missiva è per impedirti di spararmi un tempo di consegna siderale, lo so che non sei mica Amazon. Prima vengono i lavoratori dipendenti, poi quelli della Gestione Separata e infine noi minimi – un nome che più lillipuziano non si può se lo dici ad alta voce.
A me basta che prima o poi passi, così ne parliamo con cognizione di causa (un po’ come il Jobs Act, ora che ci penso. Scheeerzo).

Bacioni a quelle farfallone delle renne.

Sere
(alias Scrivopositivo)

 

* Esiste sia la Guida all’uso delle parole, con un elenco in appendice del vocabolario di base, sia il DIB (Dizionario di base della lingua italiana) vero e proprio.

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